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RONIN

RONIN, Olio su tela, cm 50 x 40. 2021

Il mio primo dipinto del 2021, anche se iniziato nel 2020. Si tratta di un ronin che indossa un kimono e impugna una katana, la tipica spada giapponese. Pur ispirato all’attore Hiroyuki Sanada del film “L’ultimo samurai”, nel mio dipinto voglio ricordare la storia dei 47 ronin. La figura del ronin, infatti, era spesso rappresentativa di delinquente e uomo disonorevole, ma la storia dei 47 ronin ci racconta di  valorosi e onorevoli guerrieri, anche se le vicessitudini volevano dimostrare il contrario.

47 RONIN

Nell’antico Giappone il ronin era il samurai rimasto senza padrone o per la morte di quest’ultimo o per averne perso la fiducia. Nel X secolo ronin diventavano anche i contadini che per sottrarsi alle tasse, abbandonavano le loro terre per trasferirsi in luoghi liberi. Nota è la storia dei 47 ronin. Al tempo dell’era Tokugawa (1603-1868), in Giappone si verificò un episodio che nei secoli a seguire avrebbe assunto grande importanza nella tradizione del Paese. Come era consuetudine, presso il palazzo di Edo, l’odierna Tokyo, si teneva un grande ricevimento in segno di omaggio allo shogum Tokugawa. Ad un importante funzionario di corte, Kira Yoshinaka, era stato chiesto di coordinare i lavori in modo tale che tutti i daimyo partecipanti all’avvenimento fossero istruiti sul cerimoniale di corte.  Si racconta che l’aiuto concesso da parte del nobile Kira fosse stato ricambiato con l’offerta di ricchi doni, ma non tutti erano stati graditi. Durante l’avvenimento, infatti, il funzionario shogunale aveva fatto mostra più volte di non aver apprezzato l’omaggio del nobile Asano Naganori. Ripetutamente umiliato,  ad un certo punto quest’ultimo estrasse il pugnale e colpì Kira Yoshinaka che rimase sfigurato. Essendosi macchiato di una terribile colpa, ad Asano Naganori fu dato ordine di togliersi la vita compiendo “seppuku” e il suo feudo fu immediatamente confiscato. Una triste fine toccò anche ai samurai della sua casata i quali divennero ronin, ovvero samurai decaduti. Disonorati, essi giurarono di vendicare onorevolmente la morte del loro signore e così, dopo due anni di attese e sotterfugi, riuscirono a scovare Kira e il 14 Dicembre 1702 a porre fine alla sua miserevole esistenza. In Giappone ancora oggi la vicenda dei quarantasette samurai è salutata come un segno tangibile di onestà e integrità morale tanto che il 14 Dicembre sono tantissimi i pellegrini che si recano sulle tombe dei valorosi combattenti che difesero l’onore  del loro Signore. Un ronin sotto un albero di ciliegio ha uno sguardo pensieroso: forse vaga con la mente alla prossima avventura o forse pensa al suo onorevole passato.

Le tombe dei 47 ronin si trovano ancora oggi nel tempio di Sengakuji a Tokyo, dove è sepolto anche il loro daimyo Asano Naganori. Sono meta di pellegrinaggio di molte persone che ogni anno il 14 dicembre recano omaggio ai valorosi guerrieri.

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